Il protocollo ombra by Kazuaki Takano

autore:Kazuaki Takano
La lingua: ita
Format: mobi, epub
editore: Garzanti
pubblicato: 2011-06-02T22:00:00+00:00

«Il signor Yoshinobu Suzuki è pregato di recarsi al banco del settimo piano.»

L’annuncio fu ripetuto un’infinità di volte, e Kento cominciò a innervosirsi. Era al settimo piano di un’enorme libreria di Shinjuku, che si vantava di essere la più grande di Tokyo. Quella sera, insieme a Jeong-hoon avrebbe cominciato a sviluppare il farmaco per curare la sclerosi polmonare, e perciò gli servivano dei testi specializzati. Dato che la biblioteca universitaria gli era ormai diventata inaccessibile, doveva recuperare i testi di riferimento per mettere a punto la medicina.

«Il signor Yoshinobu Suzuki…»

Quei corposi libri di testo erano tutti piuttosto cari, ma grazie al bancomat intestato a Yoshinobu Suzuki il denaro non era un problema: avrebbe potuto comprarsene quanti ne voleva.

«Il signor Yoshinobu Suzuki è pregato di raggiungere il banco al settimo piano.»

Kento si guardò intorno in preda all’agitazione.

Yoshinobu Suzuki?

Il cognome Suzuki era abbastanza comune, ma che anche il nome fosse identico era una coincidenza improbabile. Qualcuno lo stava chiamando all’altoparlante.

Ma chi?

Era una trappola della polizia? Kento stava per filarsela, quando capì che non aveva senso. La polizia non poteva sapere che lui aveva un bancomat intestato a quel nome. Altrimenti avrebbero bloccato il conto per impedirgli di ritirare il contante. Ma c’era un’altra stranezza: il fatto che lo stessero chiamando significava che qualcuno sapeva dove si trovava. Se fossero stati poliziotti, lo avrebbero semplicemente arrestato, no?

Kento cercò di mantenere la calma. La sequenza degli eventi, dopo la lettura del primo messaggio del padre, si era sviluppata secondo una logica rigorosa. Se qualcun altro era al corrente di quel falso nome, questa persona doveva conoscere nel dettaglio il piano di suo padre.

“Forse ho un alleato”, concluse Kento. Forse si trattava della stessa persona che lo aveva avvisato di lasciare in fretta il suo appartamento, quando la polizia era andata a cercarlo? Ma c’era qualcos’altro che non capiva di quella chiamata, al di là del suo contenuto. Sul suo telefono non era comparsa la scritta NUMERO SCONOSCIUTO, bensì FUORI ZONA. Ciò significava che la telefonata era giunta con tutta probabilità dall’estero. E questo avrebbe spiegato anche l’accento giapponese innaturale di quella voce. Questa persona era forse arrivata in Giappone, nel frattempo, per tentare di mettersi in contatto con lui?

Kento ricollocò sullo scaffale uno dei libri che aveva preso. Chiunque lo stesse chiamando, contava evidentemente sul fatto che Kento non lo associasse alla polizia.

Gli scaffali pieni gli bloccavano la visuale. Kento si allontanò dall’angolo dedicato alla farmacologia e si avviò verso la cassa, cercando di assumere un’aria calma e indifferente. Fra gli scaffali, intravide solo commessi, nessun altro cliente.

Una delle donne in uniforme al banco guardò l’orologio, si avvicinò al microfono e disse: «Signor Yoshinobu Suzuki… Signor Yoshinobu Suzuki…».

Kento si decise a raggiungere il banco.

«Mi chiamo Suzuki», disse, e l’impiegata al microfono si girò.

«Ah, signor Suzuki, abbiamo trovato una cosa sua.»

«Una cosa mia?»

«Non è suo?» disse lei, porgendogli un telefono cellulare. «Mi scusi, ma ho dovuto aprirlo per vedere di chi era», aggiunse, indicando lo schermo. Nella colonna riservata al proprietario c’erano un numero di telefono, un indirizzo e-mail e il nome – Yoshinobu Suzuki – scritto in caratteri cinesi.

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